Cibo per l’anima
Quando ho pensato a Referral Tasting, all’inizio è stato come un’esigenza arrivata direttamente in pancia. Un’urgenza quasi esistenziale di connettermi all’altro, nelle relazioni d’affari, al massimo livello di empatia ed umanità proprio dove si tende a non volersi sentire troppo compromessi proprio perché, se poi si toglie il lei e si diventa troppo amici, è un rischio (non ho ancora capito bene quale, dopo anni di professione). Per me la complicità e la fiducia sta alla base del lavoro, non con tutti, ma con quelli con cui voglio lavorare, si! È una condizione che deve stare alla base.
Non ho mai pensato a come creare qualcosa di alternativo alle regole del bon ton a tavola. Su questo punto ci sono molti maestri da cui io stesso imparo qualcosa tutti giorni. I pensieri si accavallavano alla velocità della luce, tutti verso la scrittura di ogni punto che sentivo così forte, al fine di vedere se fosse esternabile e a chi esternarlo.
Il punto focale di Referral Tasting non va quindi a soddisfare un immaginario collettivo esterno a noi, ma si rivolge al nostro sentire personale, al sentire unico e intimo del nostro ospite business a tavola. Parte da dentro, dall’esperienza, dal sentire, dal percepire, dai lunghi viaggi che ho fatto nel mondo, dall’incontro con le culture diverse cui ho voluto dare spazio dentro di me con empatia. Era così grande il desiderio della mia anima di sfamarsi della relazione umana, che non vedevo l’ora di cambiare la modalità di connessione a seconda di quello che le diverse realtà mi ponevano davanti. Tante vedute personali, tanti modi di stare bene che le persone hanno a prescindere da me e che vivono anche quando io non ci sono.
Detto così pare talmente aleatorio
Sfuggono gli ancoraggi che possano allontanarlo dal rimanere una semplice riflessione, seppur profonda. Allora andiamo a capire di articolo in articolo tutti gli ancoraggi di un metodo, nato si dalla mia personale esperienza, ma poi confrontato con migliaia di interviste e modificato e riletto per renderlo applicabile da chiunque voglia imparare a nutrire la relazione business a tavola con il cibo per l’anima.
Tutto questo fa perno sulla solidità del nostro lato più etereo, intangibile. Che contraddizione meravigliosa: il potere di avere un fulcro interiore intangibile così focalizzato da poter modificare le nostre abitudini a tavola ogni volta che sia necessario farlo, per dare spazio al gusto altrui, alle necessità altrui. Una danza che non perde mai l’equilibrio, purché accetti di oscillare alla ricerca di ogni nuovo bilanciamento con l’altro da sé. Dall’io al tu per giungere al noi.
Nell’articolo di oggi parliamo di cibo
Si è vero, ma non di semplici buone ricette, nemmeno di come si debba apparecchiare la tavola, non vi dirò quali sono i migliori ristoranti rispetto ad un’idealizzata esigenza di business a tavola. Tuttavia, non parliamo nemmeno di misticismi e religioni quando diciamo cibo per l’anima. Non è una metafora di risveglio religioso anche se nelle religioni a più riprese si tocca il tema del cibo, sia come parabola che come riti e obblighi di comportamento.
Allora cos’è cibo per l’anima in Referral Tasting?
Nel prossimo articolo andremo a sviscerare questo concetto anche con esempi pratici.